Le origini del vitigno sono molto antiche, la prima testimonianza si trova in un documento del ’600 conservato nel municipio di Nizza Monferrato. Il vitigno dovrebbe essere originario proprio del Monferrato come suffragato dalla denominazione data da Gallesio e dall’abate Milano nel 1839 ovveroVitis Vininifera Montisferratentis.
Descrizione varietale
Questo vitigno, piemontese per antonomasia, si è diffuso in tutta Italia, in particolare in Lombardia e Piemonte dove rientra nei disciplinari DOC in purezza o in uvaggio.
Apice del germoglio espanso, di colore verde chiaro con punte e margini rossi tendenti al carminio.
Foglia adulta media, pentagonale, pentalobata. Colore verde chiaro a inizio primavera,si scurisce e assume sfumature rossastre con il procedere della stagione. Pagina inferiore tormentosa. Lembo piano, leggermente bolloso,denti irregolari.
Grappolo medio tendente al grande, spesso compatto, a volte alato, peduncolo allungato.
Acino medio o medio-grande, di forma ellisoidale con buccia blu intenso pruinosa.
Ben si adatta a vento e siccità, mentre teme le gelate primaverili. Gradisce terreni collinari esposti a sud ad impasto marnoso calcareo, da il meglio di se in vigneti ad alta densita di ceppi (6000-8000 per ettaro). Il miglior sistema di allevamento è il cordone speronato o il guyot.
E’ un vitigno tipico dell’Oltrepo, da dove si è diffiso nelle limitrofe. le prime notizie certe si hanno a fine 800 (Demaria e Leandri 1875) quindi dal Di Rovasenda nel suo Saggio (1877) e da molte altre pubblicazioni di fine 800. Pare che il luogo di origine del vitigno sia la zona di Roverscala in Oltrepo Pavese. La croatina, vitigno molto rustico, ha soppiantato altri vitigni locali più eleganti ma più sensibili alle avversità biotiche.
Questo vitigno viene coltivato soprattutto nel Piacentino e nell’Oltrepo Pavese, anche se qualche impianto viene segnalato in Piemonte, Veneto(dove entra anche nel disciplinare dell’Amarone)
Apice del germoglio espanso, di colore bianco con margini sfumati in rosa.
Foglia adulta media, pentagonale allungata, pentalobata. Colore verde chiaro a inizio primavera,si scurisce con il procedere della stagione.Pagina superiore glabra, pagina inferiore aracnoide. Lembo consistente, piano o leggermente ondulato.
Grappolo grande, di forma piramidale allungata, alato. mediamente compatto.
Acino medio o medio-piccolo, di forma sferoidale regolare, con buccia molto pruinosa, spessa e consistente.
Il portamento della vegetazione è prostrato, frequente è l’acinellatura verde e dolce;La vigoria è alta, bassa la fertilità delle gemme.
Gradisce terreni collinari esposti a sud ad impasto marnoso calcareo, Essendo un vitigno a maturazione tardiva predilige terre ben esposte ma pure sopporta bene maturazioni più ritardate su versanti meno soleggiati. Il miglior sistema di allevamento è il guyot mentre non produce su cordone speronato.
Le origini del vitigno sono molto antiche, parrebbe originaria del Pelopponeso dove era coltivata già nel tardo Medioevo.
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Questo vitigno è coltivato nelle province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia e nell’Oltrepo Pavese.
Apice del germoglio mediamente espanso, di colore verde biancastro con sfumature bronzate.
Foglia adulta media, pentagonale, pentalobata con il lobo terminale ben definito. Lembo leggermente piegato a gronda con lobi piani marcati.
Grappolo medio tendente al grande, spesso compatto, a volte alato.
Acino medio o medio-grande, di forma ellisoidale con buccia blu intenso pruinosa.
Il portamento della vegetazione è semieretto;La vigoria e fertilità delle gemme sono medie.
Ben si adatta a vento e siccità, abbastanza resistente alle gelate primaverili. Gradisce terreni collinari esposti a sud ad impasto marnoso calcareo, da il meglio di se in vigneti ad alta densita di ceppi (6000-8000 per ettaro) con ppotature coete o medio-corte. Il miglior sistema di allevamento è il cordone speronato o il guyot.
Si trovano notizie di questo vitigno già nei primi dell’Ottocento dal Bramieri che lo menziona con il nome Altruga, ovvero altra uva, rispetto alle uve più note. Bisogna arrivare agli inizi del Ventesimo secolo, allorché viene trovato un parallelismo con un vitigno dell’Oltrepò Pavese denominato Ortrugo de Rovescala, infine nel 1927 viene utilizzato definitivamente il nome Ortruga.
Nel piacentino l’Ortrugo in questi anni ha significato molto in chiave autoctona nelle quattro vallate della provincia di Piacenza: Val Nure, Val Trebbia, Val d’Arda e Val Tidone (con una piccola propaggine nell’Oltrepò Pavese).
La pianta produce un grappolo grande, dalla forma cilindrica-conica, spesso con un’ala, con acini di media grandezza, sferici, con buccia gialla tendente al verdino. Il periodo di maturazione si estende tra la fine di settembre e i primi di ottobre.